VENTO DI PRIMAVERA: IL MESE DI MARZO NELL’ARTE MEDIEVALE
Nel Medioevo il mese di Marzo era rappresentato come un suonatore di corno con i capelli scarmigliati e l'aria un po' demoniaca. Perché?
Per rappresentare i diversi mesi dell'anno gli artisti del Medioevo - che fossero miniatori, scultori o pittori - avevano alcune opzioni: potevano raffigurare i lavori agricoli tipici del periodo, scene mutuate dai rituali del mondo cortese, oppure personaggi allegorici legati alle caratteristiche astrologiche o climatiche del mese.
Il mese di Marzo, ad esempio, era associato abitualmente alla potatura (soprattutto della vite) o alla zappatura del campo, e non mancava quasi mai un riferimento all'Ariete, in particolare nei Libri d'Ore, come in questa miniatura.
C'è però anche un'altra immagine, molto più enigmatica, legata al mese di Marzo e diffusa specialmente nell'Italia settentrionale: il Marcius cornator.Il Mese è rappresentato come un giovane suonatore di corno, spesso doppio: indossa una corta veste e mostra una folta chioma arruffata, che gli conferisce un aspetto da genietto, a metà tra la natura umana e quella demoniaca.
L'iconografia del Marcius cornator si diffonde all'inizio del XII secolo: i primissimi esempi di suonatore marzolino si trovano nella chiesa di San Savino a Piacenza e nella basilica di San Michele Maggiore a Pavia.
Il soggetto si sviluppa poi nell'ambito della scuola di Benedetto Antelami, cui si deve il calendario del battistero di Parma: anche qui ritroviamo il suonatore.
A partire dal XIV secolo il corno è stabilmente raddoppiato e l'iconografia si afferma con successo in tutto il Nord Italia, con interessanti testimonianze anche sul territorio svizzero (come nella chiesa di Santa Maria presso il castello di Mesocco).Ma da dove deriva questa iconografia, e qual è il suo significato?
Da un lato, soprattutto tra il XII e il XIV secolo, l'aspetto selvaggio e talvolta accigliato del personaggio si può ricondurre a Marte, il dio della guerra a cui è dedicato il mese. Un collegamento che trova conferma dalla presenza della lancia, come in questa miniatura tratta da un Salterio inglese.
Successivamente il legame con la sfera guerresca si estingue, e il corno e i capelli spettinati diventano un'allusione ai venti che caratterizzano il mese di marzo: il Marcius cornator è ora un araldo della stagione primaverile.
Questo immaginario figurativo si rispecchia anche nelle fonti letterarie, come nella Disputatio mensium di Bonvesin de la Riva (1240-1315): il testo narra il contrasto tra Gennaio, signore dell'anno, e gli altri mesi, determinati a spodestarlo.
Tra questi ultimi c'è Marzo, descritto da Bonvesin con il capo arruffato ("rebufao") dal vento. Lo stesso, bizzarro ritratto che troviamo negli affreschi, nelle decorazioni scultoree e nelle miniature fino a tutto il Quattrocento.
Per saperne di più sull'iconografia dei mesi nei Libri d'Ore vi segnaliamo Pier Luigi Mulas (a cura di), Il Libro d'Ore Torriani, Franco Cosimo Panini Editore.
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