Il Women’s Wednesday di oggi è dedicato a Niobe: figlia di Tantalo e sorella di Pelope, il suo nome è da secoli associato alla pericolosità dell’eccesso di superbia.

Oggetto del suo forte orgoglio erano i sette figli e sette figlie (anche se il numero cambia a seconda della fonte utilizzata) avuti con il marito Anfione. Niobe era notoriamente invidiosa delle attenzioni ricevute da Latona (dea della modestia femminile e della maternità) e non comprendendo il motivo per cui non era venerata quanto l’altra dea, Niobe inveì violentemente, sostenendo che sarebbe stata meritevole di maggiori attenzioni. Il suo discorso fece infuriare Latona così tanto che arrivò ad ordinare i suoi figli, Apollo e Artemide, di uccidere rispettivamente i figli e le figlie di Niobe. Anfione, sopraffatto dall’angoscia, si uccise, facendo giungere così al culmine la sciagura della famiglia. La tragedia incise gravemente sulla salute mentale di Niobe: smettendo addirittura di parlare e muoversi, molti pensarono si fosse trasformata in pietra.

Secondo Boccaccio, la storia di Niobe può servire da lezione riguardo le conseguenze dell’eccesso di orgoglio per qualcosa che non è frutto del proprio duro lavoro. L’autore, difatti, spiega come avere tanti figli non sia una virtù della madre che li partorisce, ma è frutto della natura che s’inchina dinanzi al volere degli dei.


“Niobe”, miniatura tratta dal manoscritto “Cas des nobles hommes et femmes”, ms. Français 12420, c. 24r, XV secolo, Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Parigi.

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