IL VIRGILIO DI FRANCESCO PETRARCA
Era il 6 aprile 1327 quando Francesco Petrarca, ad Avignone, vide per la prima volta Laura. Ed era sempre un 6 aprile, ma di ventuno anni dopo, quando la nobildonna morì di peste: in questa dolorosa occasione, il poeta annotò la notizia sul suo prezioso Virgilio, manoscritto che aveva ricevuto in dono dal padre, con queste parole:
Laura, illustre per proprie virtù e per lungo tempo celebrata nei miei canti, apparve per la prima volta agli occhi miei in sul principio della mia adolescenza, l’anno 1327, il 6 d’aprile, nella chiesa di Santa Chiara d’Avignone, di buon mattino, e nella stessa città, nello stesso mese d’aprile, nello stesso giorno 6, nell’ora prima, l’anno 1348, quella luce fu tolta a questa luce mentre io per caso mi trovavo a Verona, inconsapevole, ahimè!, del mio fato.
Questo affascinante manoscritto appartenuto a Francesco Petrarca è oggi conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, e per questo è noto anche come Virgilio ambrosiano. Il volume riunisce le tre opere maggiori di Virgilio - Bucoliche, Georgiche ed Eneide - accompagnate dal commento antico di Servio, insieme ad altri testi di autori classici come Stazio, Orazio e Donato. Su questo libro Petrarca continuò a studiare Virgilio per tutta la vita, come testimoniano le numerosissime postille databili a epoche diverse della sua esistenza. Alla sua morte il codice fu ereditato da Francesco da Carrara, per poi passare nella biblioteca dei Visconti a Pavia, dove lo sfogliarono molti dei maggiori umanisti, dal Decembrio allo Squarzafico, per giungere infine, dopo molte vicissitudini, alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, acquistato nel 1600 per conto del cardinale Borromeo.
Il volume è celebre anche per la straordinaria miniatura del frontespizio, realizzata da Simone Martini: l'illustrazione rappresenta Virgilio ispirato e Servio che svela i segreti della sua poesia, in uno scenario che, allegoricamente, raffigura l'opera del poeta latino.
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