San Pietro in Vaticano: com’era la prima Basilica?
Il 18 novembre 333 veniva inaugurata l'antica Basilica di San Pietro in Vaticano, che secoli dopo sarebbe stata demolita per far spazio alla chiesa attuale, di proporzioni ben più monumentali. Eppure, anche la prima basilica era stupefacente. Vediamo il perché.
(Testi tratti da "La Basilica di San Pietro in Vaticano", Franco Cosimo Panini Editore).
Costruita tra il 317 e il 322, San Pietro in Vaticano era la più grandiosa delle basiliche cimiteriali fatte edificare da Costantino nella cinta suburbana di Roma. Qui sorgevano i resti del circo di Caligola, teatro delle feroci persecuzioni cristiane ordinate da Nerone, durante le quali l'apostolo Pietro aveva subito il suo martirio. E proprio la presenza della tomba di Pietro è alla base della scelta di edificare proprio qui - luogo accidentato e con dislivelli di oltre 10 metri - la nuova basilica.
Una stampa del 1590 ci mostra la pianta della vecchia basilica sovrapposta a quella della nuova, offrendo numerosi indizi sulla sistemazione dell'intera zona. Sul fianco sinistro della chiesa svettava il grande obelisco egizio in granito che oggi è al centro di piazza San Pietro; accanto ad esso sorgevano due mausolei circolari di età imperiale, rasi al suolo nel Cinquecento e nel Settecento. La facciata a spioventi della basilica era preceduta da un quadriportico, destinato principalmente ad accogliere i pellegrini.
Questa ricostruzione ottocentesca ci mostra come doveva presumibilmente presentarsi la basilica nel tardo medioevo. Al centro del quadriportico vediamo il Pignone, la grande scultura bronzea di età romana che venne poi spostata nel cortile di Bramante.
La prima immagine della facciata risale invece all'XI secolo, e mostra il mosaico raffigurante l'Agnello adorato dai 24 Senatori fatto realizzare nel V secolo dal console Mariniano sotto gli auspici di papa Leone Magno.
Qualche tempo dopo Gregorio IX (1227-1241) fece sostituire la decorazione musiva della facciata: come documenta questo acquerello del 1609 del pittore Domenico Tasselli, l'agnello mistico era stato sostituito da un Cristo in trono, e la composizione si era ampliata con le figure di Maria e di Pietro ai lati del Salvatore, e degli Evangelisti tra le finestre del secondo ordine. Ai piedi del trono compariva Gregorio IX inginocchiato, con accanto Maria advocata nell'atto di intercedere per lui presso il Salvatore. Tra i pochi frammenti superstiti della decorazione musiva dell'antica San Pietro vi è proprio il ritratto di Gregorio IX, oggi conservato al Museo di Roma.
Questa miniatura di Jean Fouquet rappresenta Carlo Magno inginocchiato al centro della navata di San Pietro mentre riceve la corona dal papa nella notte di Natale dell'anno 800: si tratta della più antica veduta dell'interno della basilica che ci sia stata tramandata e, pur risalendo al XV secolo, costituisce un documento di primaria importanza per farsi un'idea dello spazio interno dell'edificio costantiniano, di cui registra gli aspetti essenziali sulla base dei ricordi e dei probabili disegni dal vero che risalivano al soggiorno romano di Jean Fouquet. Anche i documenti confermano l'attendibilità "fotografica" della miniatura, che mostra gli aspetti caratterizzanti dell'edificio: la divisione in cinque navate, la luminosità della vasta aula che contrasta con il buio delle navatelle laterali, la solennità delle colonne corinzie, l'imponenza dell'arco trionfale e l'ombrosa cavità dell'abside. Persino la paurosa inclinazione delle pareti ormai semipericolanti (quella di destra pende verso l'interno, quella di sinistra verso l'esterno) è documentata.
Esploriamo ora l'interno della basilica. Nei tempi più antichi il catino absidale della chiesa era decorato da un mosaico probabilmente non figurativo, di cui non restano tracce, poi sostituito per volontà di Innocenzo III (1198-1216) da una Traditio Legis e una Maiestas: la parte superiore era dominata da un Cristo in trono affiancato da san Paolo e san Pietro, su uno sfondo di cielo stellato, mentre nella fascia inferiore dodici dodici agnelli simbolici si dirigevano verso un trono vuoto, ai cui lati figuravano l'Ecclesia Romana e papa Innocenzo III. Era la prima volta che un pontefice veniva rappresentato in un ruolo così centrale.
Alla decorazione interna della basilica lavorarono anche artisti di grande fama, come Giotto e Pietro Cavallini. Quest'ultimo realizzò gli affreschi con Storie di san Pietro e san Paolo che decoravano il portico della basilica e di cui sono sopravvissuti solo due piccoli frammenti con le teste dei santi. A Cavallini si deve anche il mosaico della sezione centrale della controfacciata, con busti di pontefici, evangelisti e santi, illustrata da questo acquerello seicentesco.
Giotto invece aveva realizzato il grande polittico per l'altare maggiore, oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana, e aveva ideato il celebre mosaico della Navicella, che oggi si trova nel portico della basilica (stravolto da un rifacimento seicentesco) ma che in origine si trovava nel braccio orientale del quadriportico.
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