L’Aureola nell’arte occidentale: da Horus a Cristo, fino agli X-Men
Il motivo dell’aureola è stato utilizzato nell’arte occidentale per migliaia di anni. L’aureola, anche chiamata nimbo, è un anello di luce che circonda la testa di divinità e santi.
Come tutti i motivi religiosi, l’aureola ha trascorso periodi di popolarità e momenti di ristagno. Ha avuto il suo picco durante le epoche degli Egizi e della cristianità, ma è fuoriuscita dalla cultura occidentale contemporanea; la sua presenza si è ridotta a costumi di Halloween di angeli e rappresentazioni goliardiche. Questo declino dell’uso originario è parzialmente compensato dalla sua integrazione nella cultura pop. Non si è trattato di un passaggio improvviso e repentino; l’uso della aureola nell’arte religiosa ha avuto un costante declino dal 19° secolo a ora. L’esplorazione dell’ascesa e discesa dell’aureola nella cultura è interessante non solo perché illustra come gli artisti abbiano adottato e disposto poi i simboli, ma anche e specialmente perché mostra come i valori occidentali siano cambiati nel corso di mille anni.
COSA RAPPRESENTA L’AUREOLA?
Solitamente circonda una persona divina e illuminata, rappresenta la sacralità che investe un individuo. Gli artisti cristiani credevano che l’aureola fosse il simbolo della luce e della grazia conferita direttamente da Dio. Prima dell’ascesa della Cristianità, i pagani usavano le aureole per indicare non solo l’influenza divina ma anche il potere, la maestosità o l’importanza. Ai tempi dei Romani, anche gli imperatori erano ritratti con aureole. Nell’era cristiana, questi simboli erano utilizzati per rappresentare personaggi famosi fino al 1600 d.C quando il papa Urbano III probì l’uso delle aureole per le persone che non fossero state ufficialmente beatificate. Erano impiegate anche attorno a uomini di intelletto, presumibilmente per suggerire l’ispirazione divina.
È possibile generalizzare quindi la simbologia dell’aureola: il divino, la magnificenza negli uomini, la maestosità, la grandezza, il potere che arriva da dentro o che è ispirato da fuori, l’ideale di gloria proiettato in un individuo. Quando parliamo di ascesa e caduta delle aureole quindi, stiamo parlando di ascesa e caduta della concezione artistica del divino, della gloria, della spiritualità e della maestosità. Si tratta perciò di un cambiamento massiccio avvenuto nel tempo.
AUREOLE EGIZIANE
Sebbene originariamente l’aureola fosse associata alla Cristianità, il suo inizio può essere rintracciato prima della nascita di Cristo. L’uso delle aureole sembrava essere esistito già nella venerazione del sole e degli animali egizi. Nei culti in cui venivano adorati i tori - intorno al 300 a.C. - il toro mostrava già precocemente una sorta di aureola.
Le aureole egiziane sono spesso raffigurate come una grande sfera solare gialla, quindi diverse dalla nostra moderna concezione del nimbo, non si tratta infatti di un anello che si libra sulle teste dei soggetti rappresentati.
L’arte egizia era ricca di aureole di forma sferica e trovarne esempi non è difficile. Il Dio egizio Ra - di cui si credeva fosse stato creato da se stesso e che fosse padre di tutti gli dèi - era associato al Sole. Sekhmet dalla testa di leone, era una divinità mandata a punire il genere umano quando quest’ultimo non si degnò di onorare gli dèi. In questi casi le aureole erano i mezzi visivi per differenziare le divinità dai mortali; lo si può notare anche dall’assenza del nimbo su due partecipanti in piedi davanti a Sekhmet. Buto, la divinità cobra, era un dio del Basso Egitto, riconoscibile dal cerchio rosso che aleggiava sul suo capo.
Frederick Goodman afferma nel suo libro “Magical Symbols”: “Il nimbo, che deriva dal simbolismo magico degli Egizi… è come un sole, e, simbolicamente parlando, potrebbe essere considerato l’equivalente di un piccolo e radioso sole, che diffonde luce spirituale.”
I GRECI E I ROMANI
Esistono esempi di aureole nella cultura greca, ma non saranno mai abbondanti come nella arte egizia. Lo storico greco Herodotus, che visitò il Nilo nel V secolo a.C, concluse che gli Egizi “erano oltre misura religiosi, più di qualsiasi altra nazione.” Probabilmente questo è il motivo per cui le aureole erano così abbondanti nell’arte egizia: gli Egizi avevano un’affinità maggiore con il senso del divino e della maestosità rispetto ai Greci. L’uso del nimbo per i Greci e i Romani iniziò spontaneamente o fu solo imparato imitando gli Egizi? Data la prossimità di questi imperi, è probabile che il loro uso nell’arte si fosse diffuso per un'influenza reciproca. Qualunque sia la risposta, è interessante che gli impulsi e le ragioni sottostanti all’uso dell’aureola siano persistiti per molte migliaia di anni e oltre tre imperi.
Anche il dio greco del Sole, Elio, è rappresentato con un’aureola attorno alla testa.
In un’altra immagine, Elio è raffigurato con sua sorella Eos, dea dell’alba, e suo figlio Eosphorous, dio della stella del mattino. L’aureola in questo caso assume una forma di sole radiante la cui posizione circonda la testa della divinità e non la sovrasta. La maggior parte degli dèi greci non veniva ritratta con aureole; Elio e la sua progenie sono i pochi a esserlo.
Anche l’Impero Romano, fondato sulle vestigia della grecità, adottò il simbolo dell’aureola. In una raffigurazione, Nettuno, dio del Mare è coronato da un’aureola ad anello, che ricorda molto a quelle che in seguito circonderanno il capo dei santi cristiani. Di seguito vi è una immagine di Romolo, il fondatore mitico di Roma. L’aureola di Romolo è rossa e a forma di stella, difficile da riconoscere contro lo sfondo scuro.
Con l’ascesa di Antonino Pio attorno al 100 d.C, gli imperatori romani iniziarono ad usare il nimbo nelle monete imperiali. Una moneta è chiamata, non a caso, “nimbate” quando viene decorata con una aureola. Gli imperatori Costantino e Galerio, attorno al 300 d.C. e talvolta anche quelli successivi venivano raffigurati con un’aureola, come anche Teodosio.
L’adozione dell’aureola da parte di imperatori romani è importante, perché rappresenta una concezione non più legata solo all’uso prettamente divino del nimbo, ma anche a quello di uomini mortali, per quanto potenti. Immaginate quindi la potenza degli imperatori romani nell’appropriarsi di questa simbologia, allontanandola dal loro utilizzo tradizionale! Questo utilizzo al di fuori della religiosità si verificò di nuovo nel 1800 d.C.
PRIMI ANNI DELLA CRISTIANITÀ
Con l’ascesa della Cristianità l’aureola rinacque di nuovo, utilizzata fra gli artisti cristiani come i predecessori egizi. Gesù Cristo iniziò a essere ritratto con un nimbo nel IV secolo d.C. Alla fine del VI secolo l’impiego di questo simbolo diventò generalizzato, presente anche nell’arte pagana. Presto santi, martiri, la Madonna, e anche personaggi di stirpe reale cominciarono ad essere ritratti con aureole.
L’utilizzo della aureola diventò sempre più formalizzato fra gli artisti cristiani. La formalizzazione dei simboli è chiamata iconografia; un sistema pronto e riconosciuto di immagini e simboli visivi usati per sostenere un’idea specifica importante per la cultura o religione. Ai santi venivano comunemente accordate aureole circolari. Gesù Cristo era spesso ritratto con una croce iscritta in un nimbo circolare.
Alcune immagini illustrano al meglio questo concetto: la parte sacra superiore di un monastero da un lato, Gesù dall’altro.
Attorno al 600, Gregorio il Grande permise lui stesso di essere ritratto con una aureola squadrata. In generale persone viventi destinate a diventare santi erano rappresentate nell’arte con aureole squadrate.
A volte chiamato mandorla, è un’aureola che circonda il corpo intero spesso usata nelle illustrazioni della Madonna.
TARDA CRISTIANITÀ
Con il Rinascimento la aureola diventò meno popolare e in molti casi fu interamente omessa. Secondo Leonard Shlain in Art & Physics, il pittore italiano Giotto, nato nel 1267 d.C, fu il responsabile di questo cambiamento. Giotto iniziò a sperimentare con la prospettiva, ritornando alla stessa linea di pensiero lasciata dai matematici greci che avevano studiato geometria più di mille anni prima. “Come risultato”, afferma Shlain, “l’immagine piatta caratteristica dello stile di mille anni, improvvisamente acquisiva la terza dimensione di profondità.” Questa nuova enfasi sulla prospettiva andava in conflitto ampiamente con il vecchio uso stilistico dell’aureola. Nell’Ultima Cena di Giotto, i discepoli sono seduti secondo le leggi della prospettiva, quindi l’inclusione dell’aureola tradizionale risulta visivamente assurda – i discepoli infatti, con le loro schiene verso lo spettatore si ritrovano a consumare il pasto attraverso un anello!
Qui ci sono alcune soluzioni al dilemma di Giotto. Rogier van der Weyden nel 1450 dipinse una aureola luminosa che permetteva allo sfondo di apparire.
Successivamente, Piero della Francesca scelse di applicare le regole della prospettiva inclinando il nimbo tradizionale da una parte in modo che si librasse sulla testa.
Nel 1501, Raffaello prese l’inclinazione di Piero della Francesca e dipinse un’aureola cava che permetteva al pubblico di vedere lo sfondo del dipinto, risolvendo il problema della prospettiva. Questa soluzione è più simile alla nostra moderna concezione di come un’aureola dovrebbe essere.
Leonardo da Vinci ignorò completamente l’aureola, anche in rappresentazioni di Gesù e i suoi discepoli. Nell’Ultima Cena, Gesù è privo di aureola, un cambiamento rivoluzionario considerando che tutte le raffigurazioni di Gesù erano provviste di nimbo fino a quel momento da 1000 anni. Finora gli artisti avevano cercato di convogliare la radiosità intrinseca tramite accurate e attente rappresentazioni. Ma con Leonardo l’aureola sembra aver perso il suo posto nell’arte occidentale.
Shlain nota che il crescente fuoco sulla prospettiva anticipava nella cultura occidentale l’entrata nel Rinascimento e l’età della razionalità. In un ambiente razionale, motivi come aureole, che non potevano essere viste nella realtà effettiva, non avevano più alcuna autorità. La prospettiva esigeva aderenza alla realtà oggettiva, non l’immaginazione o la spiritualità.
Alcuni sostengono che le aureole non erano interamente sparite; si mascheravano solo come cappelli e archi. Nell’Ultima Cena di Da Vinci, l’aureola sembra essere nascosta, ora rappresentata da un arco nello sfondo. È stato affermato che Vermeer usò questa struttura dell’immagine nello sfondo dei suoi dipinti per aggiungere un effetto aureola e in altri venivano usati cappelli e onde nel panneggio dei vestiti per approssimare una sorta di nimbo.
LA REAZIONE ALLA RAZIONALITÀ
L’uso dell’aureola nella corrente principale dell’arte occidentale era in declino; da Leonardo, Michelangelo, Rembrandt, a Velasquez, questo simbolo comune appariva raramente. William Blake reagì contro questa atmosfera di razionalità e nella sua arte altamente simbolica l’aureola tornò a trionfare ancora. Blake auspicava un’era dove l’immaginazione fosse di nuovo suprema rispetto alla razionalità e la sua arte prova a esprimere le caratteristiche divine che risiedono nell’uomo. Blake fu prolifico nella fine del 1700 e inizi 1800, sebbene non abbia raggiunto la fama nella sua vita.
Nella fine del 1800 molti artisti irruppero violentemente dal passato, aiutando a dare origine a un nuovo movimento artistico chiamato Impressionismo. Paul Gauguin e Vincent Van Gogh furono entrambi influenzati dagli impressionisti. Van Gogh creò uno stile consistente in pennellate colorate e selvagge. Mostrò una preferenza per gli autoritratti, 30 dei suoi dipinti che lo rappresentano sono ancora esistenti. Sebbene molti di questi autoritratti convogliassero verso l’angoscia vissuta da Van Gogh (dovuta alla combinazione di povertà, salute e mancanza di successo), alcuni presentano aureole che sembrano suggerire lo spirito interiore dell’artista. Nel settembre 1888, Van Gogh scrisse: “Voglio dipingere uomini e donne con quel qualcosa di eterno che l’aureola tendeva a simbolizzare… Ah! Ritratti, ritratti con i pensieri, l’anima dell’uomo, che è ciò che penso debba fuoriuscire.” Con Van Gogh l’aureola ritornò, e con essa l’idea della maestosità nell’uomo, lo spirito non visibile che vi risiede dentro.
Paul Gauguin passò molte settimane vivendo con Van Gogh nella città di Arles in Francia. L’aura di luce che dipinse sulla sua testa nel famoso autoritratto è più simile a un’aureola rispetto a quella di Van Gogh, ma non convoglia la stessa energia. Il contributo significativo di Van Gogh e Gauguin fu di associare se stessi con l’aureola. Nei tempi passati, solo il divino, il potere, i santi, i martiri e gli dèi furono dipinti con aureole. Adesso anche l’io auto-rappresentato diventava portatore di aureola. Nella loro stretta osservazione di se stessi, Van Gogh e Gauguin furono capaci di vedere il divino dentro le loro anime e non esitarono a rappresentarlo. Un’affermazione di questo tipo 500 anni prima sarebbe stata punita come eresia.
L’aureola appare anche nel movimento Art Nouveau nella fine del 1800 e inizio 1900. Alphonse Mucha, uno dei più famosi artisti del movimento, usava le sue competenze nelle arti decorative e nella pubblicità.
L’arte cambiò radicalmente nel XX secolo quando diverse scuole sbocciarono: i fauvisti, gli espressionisti, i cubisti, i surrealisti, gli espressionisti astratti erano solo alcuni dei movimenti artistici di quel tempo. L’aureola trovò la sua strada nell’arte di molte di queste scuole. Marcel Duchamp, spesso associato con cubisti, surrealisti o dadaisti, usava l’aureola nelle sue opere. L’aureola, difficilmente riconoscibile, è la nuvola che emana dalla sposa. Dalì, il più popolare dei surrealisti, usò l’aureola nella sua “Discovery of America by Christopher Colombus.” Il famoso artista pop Andy Warhol era solito utilizzare inserti di seta nella sua versione della Ultima Cena. L’aureola di Warhol è a forma di diamante, una lontana eco dell’aureola egizia del passato.
CULTURA POP
I fumetti sono la forma d’arte contemporanea che fa maggior uso dell’aureola. Ai tempi dei Cristiani, l’aureola rappresentava il potere e la gloria ispirata da Dio. L’aureola del fumetto raffigura il potere e l’energia non ispirati da Dio ma acquisiti attraverso alcune mutazioni, evoluzioni volute o incidenti. Gli X-Men, per esempio, sono esseri mutanti che rappresentano lo stadio successivo della evoluzione umana. Quando utilizzano i loro poteri mutanti, l’energia che fuoriesce è spesso raffigurata come un’aureola o una mandorla, ovvero un’aureola intorno al corpo intero.
Molti altri esempi di aureola possono essere ritrovati in altri supereroi, per esempio in Spiderman, che ottenne i suoi poteri quando fu accidentalmente morso da un ragno radioattivo. Quando avverte un pericolo, il suo senso di ragno vibra e questa sensazione viene visivamente rappresentata da una sorta di aureola. Gli elfi in Elfquest comunicano fra loro psichicamente. Wendy Pini, l’artista, raffigura il loro legame psichico con un nimbo. Lo Spettro, dell’omonimo fumetto, è disegnato con una forma di aureola sopra la testa.
L’aureola è stata impiegata anche nella pubblicità. Nel caso dei prodotti per la pulizia rappresenta molte delle stesse idee che rappresentava nel contesto religioso molti secoli prima – brillantezza, luce e l’ideale.
Molti marchi usano il volto umano come logo. Spesso un’aureola circonda la loro testa, dando al logo un’aura di rispettabilità, fiducia e desiderabilità. Uncle Ben emerge come un santo e la figura femminile del logo Sunmaid ricorda una Madonna.
Il significato dei prodotti con l’aureola è importante. Nel passato rappresentava il divino, nell’esempio di Van Gogh, l’anima intrinseca dell’uomo. I pubblicitari cercarono di includere aureole nei prodotti che stavano vendendo, quasi a sugellare un passaggio dal divino al mondo del consumismo materiale. Nel XXI secolo, lo spirito sembra risiedere sempre più in ciò che noi acquistiamo.
IN SINTESI
In sintesi attraverso i millenni l’aureola è stata costantemente usata dagli artisti, perché rappresenta la spiritualità. Il nimbo è stato un simbolo prolifico nell’arte religiosa. La cristianità è stato uno dei più momenti più intensi per l’utilizzo di questo simbolo, ma anche in altre iconografie ne hanno fatto ampio uso. Con l’avvento dell’illuminismo prima e del positivismo poi, in Europa si passa dalla luce divina a quella della scienza, l’aureola quindi perde lentamente ma inesorabilmente il suo posto nell’arte occidentale.
Gli artisti hanno perso la loro abilità nel dipingere lo spirituale? Il pubblico ha perso il suo desiderio nella vista della gloria intrinseca dell’uomo? Non del tutto. L’adozione delle aureole negli autoritratti di artisti come Van Gogh e Gauguin mostrano che la ricerca dello spirituale è stata reindirizzata da Dio e Gesù Cristo verso il sé. L’uso delle aureole nella pubblicità rappresenta la idealizzazione dei valori materiali, la collocazione del sublime nei prodotti di consumo.
Il nimbo nei fumetti raffigura un passaggio significativo. Se nell’epoca cristiana l’aureola era ispirata dal potere di Dio, nei fumetti è invece ispirata dal potere stesso dei personaggi. La fonte di questi poteri varia incredibilmente: errori scientifici, progresso evolutivo, intrusione aliena sulla Terra, oggetti misteriosi, o altre cause. Il risultato è che la cultura pop sta freneticamente cercando la fonte di luce ovunque.
ALTRE AUREOLE E ALTRE CULTURE
Non solo occidente. Anche nell’arte induista e buddhista sono presenti aureole, così come nei ritratti di figure leggendarie, storiche ed epiche.
Tratto da https://www.lope.ca/halo/
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