Dal giglio al David: quando Firenze celebrava se stessa
Si è appena aperta alla Galleria dell’Accademia di Firenze l’interessante mostra “Dal Giglio al David. Arte civica a Firenze fra Medioevo e Rinascimento”, interamente dedicata alle opere d'arte nate originariamente per arricchire i palazzi pubblici della città. La mostra, curata da Daniela Parenti e Maria Monica, prende in considerazione l'araldica cittadina, la religione civica, i luoghi emblematici della città (il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Podestà, Orsanmichele), le parti politiche dominanti (gli Angiò, le Arti, Guelfi e Ghibellini), illustrando quali fossero i temi figurativi prescelti ed offrendo dunque una nuova chiave di lettura di numerose opere d'arte. Emerge così l'importanza delle immagini nella comunicazione e nella propaganda dei gruppi che governavano e comandavano a Firenze in età comunale e repubblicana, prima che l'ascesa dei Medici modificasse profondamente l'assetto politico ed estetico della città.
Le opere che compongono la mostra rivelano dunque un linguaggio figurativo complesso, ricco di riferimenti allegorici, dove il sacro e il profano si compenetrano, così che nel Palazzo dei Priori, oggi noto come Palazzo Vecchio, si potevano incontrare le raffigurazioni di san Cristoforo e della Ruota di fortuna, dell'eroe mitologico Ercole, presente nel sigillo ufficiale della città, e di quello ebraico David, il cui esemplare scolpito da Michelangelo e conservato alla Galleria dell'Accademia conclude idealmente il percorso espositivo. Sono soprattutto immagini religiose quelle che si sono salvate dall'ingiuria del tempo, come testimoniano le molteplici raffigurazioni della Madonna in maestà, dei santi patroni, di episodi evangelici esemplari come l'Incredulità di San Tommaso, immagine collegata all'amministrazione della giustizia e all'accertamento della verità (Giovanni Toscani, Galleria dell'Accademia; Affresco staccato nel Palazzo dei Vicari, Scarperia).
Alcuni rari disegni rinascimentali e l'affresco con la Cacciata del Duca d'Atene proveniente dall'antico carcere delle Stinche (ora a Palazzo Vecchio) illustrano invece il genere delle pitture infamanti, pitture murali situate in luoghi pubblici che raffiguravano, non di rado con dettagli raccapriccianti, fatti e personaggi invisi alla città di Firenze. Immagini ben augurali trovavano invece posto nel mercato, luogo per il quale lo scultore Donatello eseguì la statua della Dovizia (Abbondanza), oggi perduta, ma documentata da derivazioni realizzate nei secoli seguenti. Anche la decorazione delle porte cittadine e le immagini araldiche che arricchivano le mura costituivano un'altra occasione per celebrare la città e i suoi alleati. Particolare rilievo nell'esposizione è dato alle Arti, vero motore economico della Firenze comunale di cui gestivano di fatto il potere politico; l'iscrizione ad una delle corporazioni era condizione imprescindibile per poter partecipare alla vita politica della città e per i Priori delle Arti fu eretto Palazzo Vecchio. La mostra riunisce, dopo due secoli, le tavole dei santi patroni che originariamente trovavano posto sui pilastri della chiesa di Orsanmichele, nata dalla progressiva trasformazione in luogo di culto dell'antico mercato del grano e affidata alle Arti che la trasformarono in uno scrigno di opere d'arte.
La mostra resterà aperta fino all’8 dicembre 2013.
Per maggior informazioni: sito della Galleria dell'Accademia
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