medusa

Siamo giunti ad un nuovo appuntamento con il Women's Wednesday! Probabilmente non si direbbe, ma la protagonista di questa settimana (e quindi della miniatura qui sopra!) è Medusa, la celebre Gorgone dai serpenti per capelli. Perché quindi la sua rappresentazione nel De Mulieribus Claris è così diversa da quella a cui siamo abituati?

La maggior parte dei miti, come probabilmente già saprete, descrive Medusa come un mostro in grado di pietrificare chiunque incontrasse il suo sguardo. Alcuni dicono che in origine fosse una semplice ragazza, trasformata poi in mostro da Atena, gelosa della sua bellezza o offesa dal fatto che Poseidone l'avesse stuprata all'interno di uno dei templi della dea. Quale che fosse il caso, Medusa venne uccisa da Perseo, che poi riuscì a fuggire su Pegaso, il cavallo alato nato dal sangue di Medusa stessa.

Boccaccio, tuttavia, non crede a nulla di tutto ciò. Secondo lo scrittore il mito non sarebbe altro che la versione romanzata di una storia molto "mortale": Medusa sarebbe infatti stata figlia ed erede di Forco, re di alcune isole dell'Atlantico. La ragazza era dotata di incredibile bellezza, lunghi capelli dorati e uno sguardo magnetico, capace di far innamorare all'istante chiunque lo incrociasse; come se non bastasse, le sue abilità come sovrana la resero la più ricca fra i re e le regine dell'Ovest. Reso celebre da queste doti, il suo nome viaggiò per tutta Europa, arrivando infine all'orecchio di un giovane greco di nome Perseo: affascinato sia dalla bellezza che dal denaro, Perseo salpò per il regno di Medusa su una barca la cui bandiera raffigurava un cavallo alato. Sedotta (oppure rapita) la regina e presa una gran quantità d'oro, l'uomo fece poi ritorno in Grecia.

Boccaccio identifica l'origine dei guai (e del triste mito) di Medusa nella sua stessa ricchezza, dicendo che "possedere oro porta all'infelicità" ("Infelix auri possessio est").


“Medusa”, miniatura tratta dal manoscritto “Cas des nobles hommes et femmes”, ms. Français 12420, c. 31r, XV secolo, Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Parigi.

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