Romani, siete certi di festeggiare Pietro e Paolo?
Oggi 29 giugno si celebra la solennità dei santi Pietro e Paolo. Come la ricorrenza di San Giovanni Battista, anche questa ricorrenza è un esempio di trasposizione di una festa pagana in cristiana: in quel giorno infatti si celebrava la festa di Romolo e Remo che nel 258 d.C. i cristiani trasformarono nella solennità dei due apostoli, quali fondatori di una "nuova Roma", quella cristiana appunto.
Riportiamo le argomentazioni dell'archeologa Margherita Guarducci (testo tratto da: Tracce. Litterae Communionis, anno XXIII, luglio/agosto 1996):
Nel 60 d.C. Paolo venne a Roma, per predicare nella capitale dell'Impero la Buona Novella. Pietro Paolo percorsero la via Appia, la grande via consolare che dall'Oriente conduceva i sudditi dell'Impero e quindi anche i Cristiani, fino alle mura della città sovrana. Dopo avere svolto la loro missione, ambedue gli Apostoli subirono a Roma il martirio, ma in modi, luoghi e tempi diversi: Paolo decapitato nella località delle Tre Fontane sulla via Ostiense, nel 67; Pietro crocifisso nel circo di Nerone in Vaticano, non già nel 67 come a lungo si è ritenuto, ma precisamente il 13 ottobre del 64, come io stessa sono riuscita a stabilire (cfr. «La parola del passato», 1968, p. 81-117).
La grande personalità dei due Apostoli e l'azione da essi concordemente svolta nella città fecero sì che i Cristiani di Roma venissero a considerarli ben presto come fondatori della Roma cristiana. Già nel II secolo d.C. Ireneo, il santo vescovo di Lione, li considerava tali («Adversus haereses», III 3, 2). E ben presto, nel secolo successivo, venne ad essere stabilita una festa in loro onore. Due calendari dell'antica Roma cristiana, la «Depositio martyrum» inclusa nel «Cronografo» del 354 e il «Martyrologium Hieronymianum» del V secolo, segnavano al 29 giugno un'importante festa in onore del solo Pietro («Depositio») o di Pietro e di Paolo («Martyrologium») nel santuario «in Catacumbas», al terzo miglio della via Appia. Questa località doveva essere abitata da gente in prevalenza di lingua greca, come dimostra il toponimo «in Catacumbas», derivato dalle cave di pozzolana che erano la caratteristica di quel luogo. «In Catacumbas» significa infatti grecamente «presso le cave» (kata kumbas). Entrambi i calendari aggiungevano la data consolare del 258 («Tusco et Basso coss.» Cfr. «Monumenta Germaniae Historica, Auct. ant.», IX, p. 71 per la «Depositio martyrum» e H.Quentin - H. Delehaye, «Martyrologium Hieronymianum», Bruxellis 1931, p. 343).
Perché la festa ebbe inizio proprio nel 258? Infuriava allora la persecuzione di Valeriano e non è assurdo pensare che i Cristiani, essendo loro vietata dall'editto imperiale ogni cerimonia presso le tombe degli Apostoli, cercassero di onorarli in una sede non cemeteriale e trovassero questa sede al terzo miglio della via Appia, in un luogo dove già si erano fissati i nomi di Pietro e di Paolo, nella tradizione di una loro comune dimora.
Ma perché proprio il 29 giugno? La scelta di questa data affonda le sue radici nell'età pagana. Né è questo a Roma l'unico caso del genere: fenomeno tutt'altro che strano, quando si pensi che dalla secolare e ricchissima tradizione della Città il Cristianesimo assorbì di volta in volta innumerevoli elementi sia pure trasfigurandoli nello spirito della nuova Fede. Ora, il 29 giugno, sul colle Quirinale, nel santuario pagano di Romolo Quirino, veniva ricordata la fondazione di Roma: avvenimento memorabile per tutti i cittadini dell'Urbe. Si pensi allora che, se i pagani consideravano fondatori di Roma i divini fratelli Romolo e Remo, i Cristiani consideravano tali gli Apostoli Pietro e Paolo. Ecco dunque il legame che unì la festa cristiana a quella pagana: Pietro e Paolo fondatori della Roma cristiana come Romolo e Remo lo erano stati della Roma pagana.
Intorno alla metà del V secolo d.C. in un suo Sermone (il n.82) il papa Leone Magno invitò i fedeli a riflettere sulla profonda differenza di significato che una festa celebrata nel medesimo giorno poteva assumere per un pagano e per un Cristiano. Mentre agli occhi di un pagano si era presentata la truce visione delle mura che Romolo aveva macchiate col sangue fraterno di Remo, ai Cristiani appariva ora la confortante immagine dell'amore che univa Pietro e Paolo per il bene della comunità loro affidata, nella speranza di una vita futura felice ed eterna.
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